L’Essenza

Nelle righe qui riportate O.M. Aïvanhov affronta con il suo stile il tema dell’essenza di ogni essere vivente, essenza che sarebbe riduttivo ascrivere al mero piano fisco-materiale.

“L'intelletto è una facoltà che permette all'uomo di conoscere il mondo fisico e anche qualcosa del mondo psichico, ma niente di più. Si tratta dunque di una facoltà molto ridotta. L'intelletto, da solo, non può conoscere la verità. La verità non sta solo nel percepire la forma, il colore e il profumo di una rosa. La verità della rosa è un'anima, è un'emanazione, un'esistenza che non può essere colta dall'intelletto, poiché, per conoscerla, occorre sondare tutto quell'insieme di elementi che fanno di essa una rosa.


La stessa cosa vale per l'essere umano; la verità su di lui ingloba tutto ciò che lo riguarda: la sua anima, il suo spirito, i suoi pensieri, i suoi sentimenti, i suoi progetti... Finché non li conoscete, non conoscete la verità su di lui. Voi conoscete una minima parte, l'apparenza, ma non la verità. La verità è una sintesi che può essere conosciuta solo dallo spirito.”

Leggendo dunque queste osservazioni ci si apre ad accogliere una visione più ampia del Creato, di cui il piano materiale è solo un aspetto che cogliamo con gli organi di senso fisici, ma è palese che chimica, fisica e biologia sono in grado di spiegare solo una parte della meraviglia della Vita.

Il pensiero non può non andare a questo punto ai famosi versi di W. Shakespeare del Giulietta, atto II, scena II:

What's in a name? That which we call a rose,

By any other name would smell as sweet.

So Romeo would - were he not Romeo called -

 

Che cosa presenta* un nome? Quella che chiamiamo una rosa,

Con qualsiasi altro nome avrebbe lo stesso dolce profumo,

Così anche Romeo – se non si chiamasse Romeo -

 

 

*Il testo originale suggerisce con la particella “in” un riferimento diretto all’essenza della parola, del nome “Rosa”, ponendo una domanda aperta a cui lo spirito trova una risposta nell’immediato: “Qual è l’emanazione che presenta -qui entra in gioco il senso di “in”- un nome? Qual è l’essenza emanata attraverso la sua aurea, le sue vibrazioni, il suo suono? La risposta brillante di Shakespeare è oltre la forma: con qualsiasi altro nome, con qualsiasi altra veste formale, o gioco grammaticale, l’emanazione che noi chiamiamo rosa rimane tale perché quella è la sua essenza. Non è la Rosa che mantiene la sua forma attraverso il nome ma l’essenza che mantiene la sua manifestazione in ogni forma, in ogni cosa; non è vero che la rosa non è l’essenza ma l’essenza è la rosa? Questa è la domanda formulata da Shakespeare. Una domanda alla quale l’intelletto, con le sue interpretazioni, può solo parzialmente fornite una risposta: solo lo spirito può coglierne l’essenza, come suggerisce Aïvanhov.